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"Certi intellettuali di sinistra trasferitisi a Milano dall’Italia provinciale e contadina,
o magari da Roma, per lavorare e conoscere il proletariato industriale, che vivono, sradicati, in centro, fra i caffè, le redazioni e le case editrici ed abitano nelle case amorfepiccolo-borghesi, si lamentano che in un anno, non sono ancora stati capaci di vedere, a Milano, un operaio.
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Qui senza la via del partito, o senza una ostinazione isolata, alla classe operaia non si arriva: il marxismo, sui libri, fa fallimento. E’ giusto.
Tutta la coscienza sui libri fa fallimento.
Il capitalismo ha leggi di accumulazione, che non mescolano, dividono.
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Tende a concentrare i ricchi e i poveri ( i belli e i brutti, anche); soffoca Milano col suo stesso rigoglio, Milano città santa, città limite, estrema, senza equilibrio e
senza pausa. |
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Senza alcuna antitesi esplicita alla tesi del denaro. E’ un capitalismo infantile, un pò languido, un pò esuberante, che pompa la ricchezza delle altre città, attratto dall’unica esca della sua concentrazione; che deprime le altre regioni; che polarizza sempre di più l’attività statale a Roma, l’attività privata a Milano, invece di armonizzarle; che divarica, sempre di più, la natura e la civiltà fuori, dentro di noi." |
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