Olimpia Hruska
Eterotopia
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Dal giardino botanico allo scenario della Selva
Il nonno Arturo aveva ideato il Giardino Hruska a Gardone e quando noi bambini venivamo mandati là,
sul lago, sapevamo che nel Giardino saremmo stati SOLI, potendo evitare il controllo occhiuto della
signorina e dei grandi.
C’erano ruscelli e il suono dell’acqua era continuo e dolce, in certi punti gorgogliava.
Il profumo del lauro nel calore estivo era fortissimo e il giardino roccioso degli esemplari botanici, rosa
e ripido, a noi bambini appariva enorme.
Nell’acqua dei laghetti i girini erano neri come velluto e specialmente in un posto vicino alle ninfee.
Il luogo era del tutto dissimile dal paesaggio reale del lago di Garda e fu là che scoprii il valore dei sentieri.
Poi il Giardino che avevamo dovuto dimenticare mi mancò, lo sentivo senza saperlo, restò nella memoria
inconsapevole per le sensazioni provate e vissute là.
Qui in Alta Maremma la destinazione del luogo non è stata cambiata come nel giardino di Gardone Riviera
che originariamente era un’uliveta.
Si è trattato piuttosto di un lavoro di riqualificazione e di recupero di una zona rurale dimenticata nell’abbandono.
Vigneti e uliveti erano ormai solo residui di quelle coltivazioni, inglobate dalla natura selvaggia si intravedevano nel bosco che avanzando aveva preso il sopravvento seppellendole con roveti e vitalba.
Qua e là muretti a secco messi a nudo dalla pulizia del sottobosco svelarono il sistema di coltura
‘a terrazza’ e le mulattiere percorse nel tempo di prima così lontano da non esistere più, apparivano a tratti
misteriose, come reperti archeologici, nascoste e distrutte dalla crescita dei lecci.
Non si è trattato di disboscare o di insediare colture ex-novo ma di creare una topografia immaginifica e di
rigenerare il disegno del luogo per trarlo dal Nulla. FARNE un’altra cosa.
Olimpia Hruska